Agenzie di Rating: cosa fanno, come lo fanno?

Tutti, soprattutto in questo periodo, abbiamo sentito parlare delle Agenzie di Rating internazionali (Standard and Poor’s o Moody’s giusto per citare le più rinomate).

I compiti delle Agenzie di Rating

Secondo il sito della Banca d’Italia, esse: “si occupano di elaborare valutazioni su capacità economica e finanziaria di diverse tipologie di Enti e grani Realtà“.

Ma cosa vuol dire ciò?

In pratica le agenzie di rating controllano la probabilità che uno Stato (ma anche un ente, o una società privata) fallisca. In ambito contabile (e puramente esplicativo, semplificando al massimo) un qualsiasi soggetto economico fallisce quando non è più in grado di far fronte ai suoi impegni economici.

In pratica, uno stato fallisce quando non è più in grado di pagare gli interessi sul suo debito, ciò il premio con cui remunera i vari investitori che hanno acquistato i suoi Titoli (siano essi BOT, BTP ecc, tutti offrono un “guadagno”, che può essere la differenza tra prezzo di acquisto o di vendita o l’insieme di interessi corrisposti).

Le agenzie di rating controllano quindi la probabilità che uno stato non riesca a ripagare i suoi Titoli di Stato.

Come si conducono le analisi sulla solvibilità

Per comprendere se gli stati sono o meno a rischio fallimento, le agenzie si basano principalmente su 5 indicatori economici:

  • ROE (remunerazione generata dal capitale proprio);
  • ROI (remunerazione generata dagli Investimenti fatti);
  • ROA (remunerazione generata dagli utili ante imposte);
  • EBITDA (letteralmente, Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Ammortization: è un valore del conto economico ottenuto sottraendo ai ricavi tutti i componenti negativi, ad eccezione di quelli sopracitati);
  • EBIT (anch’esso valore del conto economico, si ottiene sottraendo all’Ebitda i deprezzamenti e gli ammortamenti).

Essi, genericamente, indicano la capacità di uno stato di produrre del reddito e di amministrare i soldi che ha raccolto tramite l’indebitamento.

Come vengono valutati gli Stati

In primis è necessario ricordare che Moody’s e S&P usano due sigle differenti per indicare i gradi di “virtuosità” degli stati. Per semplicità analizzeremo le sigle usate da S&P.

Le classi di rating normalmente utilizzate sono in tutto 18, anche se sono poi a loro volta raggruppabili una decina di macro gruppi.

Il primo macrogruppo è quello degli stati “Prime”: hanno la massima affidabilità. Vi rientra solo la tripla A.

I rating AA+, AA e AA- indicano invece stati con alta qualità del debito e buona affidabilità. Seguono A+, A e A-, che indicano stati con qualità media del debito e rating medio alto. Stati di media qualità e rating sono quelli da BBB+, BBB e BBB- (è in questa fascia che si colloca l’Italia).

rating

Successivi sono stati in cui vengono sconsigliati gli investimenti, e vengono classificati con BB+, BB e BB-. Vengono definiti investimenti speculativi. Investimenti altamente speculativi sono quelli con una sola B.

Fanalini di coda, gli stati con rating CCC (segnalati come considerevolemente rischiosi) e quelli con D.

Di seguito un video che riassume tutto quello detto fino a questo punto.

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